Come sono andate le consultazioni al vertice Onu di Glasgow sul cambiamento climatico
Dal 31 ottobre al 13 novembre si è tenuta a Glasgow la COP 26, conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, con la presidenza del Regno Unito in partenariato con l’Italia.
Un incontro davvero importante per verificare i progressi compiuti rispetto agli impegni assunti con gli Accordi di Parigi e definire un sistema di regole condivise tra i vari paesi del mondo. I paesi coinvolti erano infatti circa 200, compresi quelli in via di sviluppo e potenze emergenti come la Cina e l’India.
Ma abbiamo davvero raggiunto gli obiettivi e fatto qualche passo avanti?
I punti principali dell’incontro
Le trattative, serrate e non semplici, erano volte a concordare l’intensificazione dell'azione globale al fine di risolvere la crisi climatica.
I punti principali trattati nell’incontro hanno toccato diversi temi:
- soglia massima di aumento delle temperature del pianeta a 1,5 gradi
- emissioni zero entro il 2050
- riduzione graduale dell’energia a carbone
- eliminazione dei sussidi per i combustibili fossili
- sostegno mirato per la transizione ecologica dei paesi più poveri, ma senza fondo di adattamento
- rafforzamento degli obiettivi di emissione entro il 2030 con presentazione e revisione delle azioni entro fine 2022
- raddoppiamento entro il 2025 degli aiuti da parte dei paesi ricchi a quelli più poveri rispetto al 2019
Non tutto quanto ipotizzato con gli Accordi di Parigi è stato realmente portato avanti, ma per la prima volta sono state stilate delle linee guida condivise anche con i paesi in via di sviluppo.
Criticità e compromessi
Tra le criticità che hanno portato tanti a definire questo incontro inconcludente, ci sono soprattutto il monitoraggio volontario dei progressi e dell’attuazione dei piani - che rende i paesi meno vincolati alle verifiche e più liberi di adottare strade più flessibili - e il veto di India e Cina al graduale abbandono del carbone, che di fatto è diventato una “riduzione” graduale, con tutte le implicazioni del caso.
Un altro punto critico affrontato è quello dei crediti di carbonio che consente ai paesi meno virtuosi di raggiungere o migliorare i propri obiettivi climatici acquistando quote di emissioni dagli stati più virtuosi. Il problema di fondo è che le regole troppo flessibili e il carbon trading possono compromettere i reali obiettivi climatici, danneggiare le popolazioni di alcune parti del pianeta e offrire scappatoie che potrebbero portare più danni che benefici.
Questi aspetti hanno reso meno forte il piano di sviluppo per il clima e prolungato le trattative fino al giorno successivo a quello previsto per la chiusura dei lavori.
Una vittoria fragile
Non solo Greta Thunberg - la giovane attivista che ha definito vaghi gli accordi - ma anche stesso Alok Sharma, presidente della COP 26, ha definito questo incontro una “vittoria fragile”, affermando che le trattative si sono spinte di solo di pochi passi in avanti, in un quadro climatico in cui la rapidità e proattività sono di importanza vitale.
Il nostro Ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, si è detto insoddisfatto soprattutto per la parte che riguarda gli aiuti finanziari ai paesi in difficoltà, ma ha sottolineato che coinvolgere per due settimane un numero così grande di stati al fine di trovare una soluzione per il clima è un grande passo per la definizione di strategie comuni.
“E' impensabile fare una rivoluzione epocale con una COP” ha detto il Ministro in un'intervista di Repubblica, “Ma quest'anno è stato fatto un passo avanti, perché tutti gli stati hanno convenuto sulla necessità di accelerare il raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi, mantenendo il riscaldamento globale a circa 1,5 gradi nella seconda metà del secolo.”
Forse una vittoria fragile, è vero, ma un primo passo verso la condivisione di una strategia condivisa per il futuro.
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Fonti:
https://www.consilium.europa.eu/it/policies/climate-change/paris-agreement/cop26/#